DI ETERNO NON C'E' NIENTE - di Nicola Nicolis
"Tra le definizioni, tutte diminutive, di sé che Nicola dissemina a piene mani in queste pagine persuade, e affascina,
più di ogni altra quella del vecchio norcino,/ ad insaccare frasi, in una sorta di pesca a strascico nella sua memoria di strenuo lettore onnivoro:
I miei maîtres à penser li ho raccattati
qua e là senza nessun criterio vero.
Per buona parte autori di canzoni,
poeti, romanzieri, raramente
filosofi, scienziati qualcheduno.
Tutto quel che il disordine curioso
della mia mente mi spinge a indagare
con diletto infantile.
I miei maîtres à penser li ho raccattati
qua e là senza nessun criterio vero.
Per buona parte autori di canzoni,
poeti, romanzieri, raramente
filosofi, scienziati qualcheduno.
Tutto quel che il disordine curioso
della mia mente mi spinge a indagare
con diletto infantile.
L'immagine del vecchio norcino ci fa avvertiti di quanto artigianato sottenda la scrittura di questa raccolta. Al di là dell'apparente immediatezza del dettato, si intuisce qui - come già altre volte abbiamo sottolineato - uno scaltro impiego delle tecniche di scrittura in versi e rime, cui si incastonano, in un contesto apparentemente di quotidianità disadorna, reperti lessicali rari, dotti o in disuso: agnelletti e ruzzante (Boccaccio), cantillare (Benedetto Menzini), rameggiare (Carducci), soleggiata (Gozzano), lamie, venustà, pula, repleta, un ette, apoftegmi, ecc.. Per converso, meno numerosi, stavolta, i componimenti o gli inserti dialettali. I rimandi alti o addirittura preziosi - diretti, più spesso invece obliqui e mascherati - si sprecano: musicali, com'è ovvio per chi da sempre di musica vive e scrive; filosofici (Seneca, quasi un compagno di viaggio...".
prefazione di Mario Allegri
pp. 222 - 18,00 euro
ISBN 978-88-7440-339-4
ISBN 978-88-7440-339-4
Disponibilità immediata
€ 18.00
Nicola Nicolis è venuto a mancare il 18 gennaio 2024, ore 10.20, presso l'Ospedale di Borgo Trento, in Verona. E' nato a San Martino Buon Albergo (Verona) alle ore 8.30 del 18 aprile 1949. Quando aveva quattro anni, la famiglia decise di trasferirsi a Verona e lui dovette, obtorto collo, seguirla; da allora è stato sempre in questa città e non si è praticamente più mosso. Ha compiuto studi classici, giungendo a un pelo dal laurearsi in filosofia. Non ha fatto il militare in quanto abbastanza orbo da convincere la patria a fare a meno di lui. E' un reduce (non pentito, ma solo molto dispiaciuto) del '68 e di quel che ne è seguito. Nel '73, superando inopinatamente un regolare concorso, è stato assunto da una banca, da cui per tanti anni ha ricevuto di che vivere. Disordinatamente leggeva di tutto, dai classici alla fantascienza. Da quando scoprì il personal computer, disimparò a scrivere a mano; in compenso apprese un sacco di solitari. Scriveva poesie e disegnava fin dalla seconda media, e quando fu rimandato in disegno una malaccorta insegnante di italiano pensò bene di fargli comporre i primi versi. Gli piaceva far canzoni e bere vino (ultimamente birra), amava la buona cucina, portava barba e capelli lunghi perché non sopportava i barbieri ed era troppo pigro per radersi ogni mattina. Era convinto che le religioni organizzate fossero la peggior disgrazia capitata in sorte all'umanità. Non possedeva televisione né telefonino né automobile. Parlava correttamente l'italiano e il dialetto veronese.
Di eterno non c'è niente esce a pochi giorni dalla sua dipartita.
Bonaccorso Editore gli ha pubblicato i seguenti libri di poesia:
I ricordi dell’avvenire 2022
La vita è bivio 2020
Amori 2017
Anni di apprendistato 2014
Versi 2009