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I CUSTODI DI MARDAMAN

"... - Professore, professore, si svegli, deve mangiare qualcosa.
Mi scuoto a fatica dal torpore che mi aveva preso fin da quando eravamo saliti sull'aereo, a Newark. Il volo della Delta per Istanbul partiva dal New Jersey e non dal JFK di New York, e meno male che all'ultimo momento Alina, la mia assistente, aveva deciso di accompagnarmi in questa pazzia. Senza di lei credo non ce l'avrei fatta.
Era passato poco più di un mese da quando avevo ricevuto una strana telefonata da un tizio qualificatosi come broker che, durante i lavori di ristrutturazione di una casa da poco acquistata a Brooklyn Heights, aveva visto uscire dal muro sventrato della cantina più di settecento tavolette cuneiformi accuratamente divise e protette. Da allora ero piombato in uno stato di ansiosa agitazione come non mi capitava più da tempo.
Il broker aveva avuto il mio nome da un suo collega che, prima di buttarsi, con scelta intelligente, sui per me indecifrabili meccanismi di Wall Street, aveva frequentato un paio di corsi che tenevo alla Columbia sulle grandi civiltà mesopotamiche. Si era rivolto a lui per mostrargli un paio di quelle tavolette, e quello aveva subito capito di cosa si trattava. Memore dei suoi trascorsi giovanili, gli aveva quindi dato un consiglio: Zach Janacov, è lui il tuo uomo. E mi aveva fatto chiamare.
La telefonata l'aveva presa Alina, e già nel pomeriggio una decina di tavolette era sparpagliata sulla mia scrivania. A me era mancato il fiato; tradurle non era stato difficile, ma quello che si leggeva non aveva molto senso, era come avere davanti una decina di pagine strappate a caso da un libro che ne conteneva un migliaio. L'unica cosa che si capiva era la scrittura: erano documenti assiri, una lettera che parlava di tributi inviati e, apparentemente, mai arrivati, elenchi di beni conservati nei magazzini e, la cosa più interessante, un nome: Mardaman, una città assira di cui si era persa traccia..."


ISBN 978-88-7440-329-5 - pp. 130 - 14,00 euro
I CUSTODI DI MARDAMAN
B. Pignatti - G. Chiavegato
pp. 130 - 14,00 euro
Disponibilità immediata
€ 14.00
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Bonifacio Pignatti è nato a Verona nel 1963 e vive a Custoza, il paese della sua famiglia, a venti chilometri dalla città.
Laureato in Lettere antiche con una tesi sull'Antigone di Sofocle, deposti ben presto i propositi di carriera universitaria ha felicemente incrociato il destino con una giovanile passione (un po') dormiente: il giornalismo. Da oltre trent'anni lavora a L'Arena, il quotidiano di Verona, di cui ora guida le pagine della cronaca locale. Il mondo antico è rimasto una suggestione letteraria, un amore mai tradito e soprattutto un impulso irrefrenabile a viaggiare alla scoperta delle origini di tutto. Aiutato, sempre, dalla curiosità del giornalista e dalla "missione" della scrittura.

Giorgio Chiavegato, nato a Verona nel 1948, ragioniere e sociologo mancato, ha lavorato vent'anni in banca prima di prendersi la rivincita sul mondo delle lettere che lo aveva sconfitto, respinto con perdite negli anni della scuola aprendo una libreria (nel 1991), che ancora, miracolosamente, regge e lavora.
Vive a Verona e si diverte a scrivere. Lui dice sempre: "A me è piaciuto scriverlo, spero Vi piaccia leggerlo".
Per i tipi di "Betelgeuse editore" è presente in libreria con due titoli: Nel '36 avevo vent'anni e sono andato in Africa (giugno 2016) e Qualche volta il buon Dio si ricorda che i buoni siamo noi (agosto 2017) a cui segue (estate 2020) JIHAD, il giorno dello sciacallo, seconda avventura del Commissario Pontorieri.
Ha curato le due edizioni, 2018 e 2019, del "Festival del libro di viaggio e d'avventura Sullestrade" che, malgrado il grande successo ottenuto, hanno poi dovuto piegarsi sotto i colpi della Pandemia.

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