NO di Massimo Rubulotta
Il tramonto dell’uomo
Ieri
da lontano
ho visto il manicomio
quattro ragazzi
giù nel cortile
venivan picchiati
dagli infermieri
perché volevano
vedere il tramonto.
Li hanno picchiati
perché il sole
è dei savi...
Li hanno picchiati
perché il sole
è dei savi.
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Un poeta. Finalmente un poeta. Era un pezzo, che dico, erano anni e anni che sfogliavo libri, riviste, raccolte di poesia e sempre, dico sempre, provavo la delusione di un innamorato che non riesce a rintracciare l’essenza del proprio amore negli occhi della donna amata. Ho dovuto, in tutti questi anni, inventarmi echi di lontani canti, parole di poeti inesistenti, per darmi illusione che la poesia non fosse morta, sepolta in questo arraffare giorni senza contorni. Da un pezzo avevo deposto la custodia degli occhiali con i cocci delle ultime lenti infrante; il mio lavoro di libraio, a piazza Erbe, mi metteva nelle mani un ammasso di autori, un cumulo di “novità”, di volumi premiati, propagandati, imposti dall’industria editoriale. Se volevo concedermi una pausa, fra tanta logorroica ricerca di forme nuove, dovevo ritornare ai miei antichi amori: Pavese, Montale, Bertolucci, Gatto... In questo freddo dicembre, l’amico Antonio Seracini – uno strano tipo che va in giro a scoprire germogli di poesia – mi ha fatto un regalo, grosso, incredibile: per questo gli sono grato e gliene sarò sempre, perché mi ha convertito il pessimismo del deserto letterario nella frescura di un’oasi insperata..
Alfredo Bonazzi