collana NARRATIVA
La collana NARRATIVA della Bonaccorso Editore raccoglie materiale di qualità
Come sarebbero andate a finire le cose se non fossero andate così? L'interrogativo gli era affiorato alla mente in questa scarna formulazione, senza alcun riferimento agli accadimenti che dovevano averlo generato, nell'attimo di sospensione del pensiero che prelude alla decisione se dare o non dare seguito alla lettura di un articolo in base all'interesse promesso dal titolo. Sul momento lo ignorò e continuò a sfogliare il giornale. Era arrivato all’aeroporto da un po' dopo aver preso in successione un taxi, un treno e ... ... ...
- Professore, professore, si svegli, deve mangiare qualcosa.
Mi scuoto a fatica dal torpore che mi aveva preso fin da quando eravamo saliti sull'aereo, a Newark. Il volo della Delta per Istanbul partiva dal New Jersey e non dal JFK di New York, e meno male che all'ultimo momento Alina, la mia assistente, aveva deciso di accompagnarmi in questa pazzia. Senza di lei credo non ce l'avrei fatta.
Era passato poco più di un mese da quando avevo ricevuto una strana telefonata da un tizio ...
Ho cercato a lungo un modo "colto" d'incominciare la prefazione a questa raccolta di racconti, che in realtà è una metaraccolta (o quasi un romanzo breve), ed è altresì ricolma di spunti a cui agganciarsi, di segni, come suggerisce il titolo stesso.
Ma via via che leggevo le parole di Sabrina, che osservavo le illustrazioni di Alessandra, capivo sempre di più quanto fosse importante restituire l'impressione suscitata dalla loro opera delicata, un'opera sapientemente costruita
... ... ...
Vicino ai sessant'anni, Marcello Tomassian può vantare una vita costellata di imprese azzardate e grandi successi. Vestiti bespoke, scarpe fatte arrivare appositamente da Londra, auto d'epoca, hotel di lusso e ristoranti stellati. Tutto ciò, per lui, non sono frivolezze ma beni di necessità. Finché la realtà non bussa alla sua porta: alla soglia del secondo divorzio le spese sono ormai insostenibili, i debiti lo sommergono ed è concreto il rischio di perdere l’amatissima Villa Tomassian con i suoi vigneti nella Marca Trevigiana. ... ... ...
Ho iniziato a scrivere questo lungo racconto alcuni anni fa. Poi l'ho messo in un cassetto; un progetto non ancora maturo da sviluppare in seguito.
All'inizio del 2022, aprendo un mobile che non uso praticamente mai, ho ritrovato il manoscritto e ho deciso di rimettermi al lavoro.
Così è nato questo libro.
E' una storia che affonda le radici nei ricordi del passato, ma non nella "memoria vissuta" bensì in quella "ascoltata". ... ... ...
SAPERE: Verbo pieno di parole, di esperienze, di libri, di racconti di vite vissute, inventate, tramandate e tradotte in tutte le lingue del mondo.
Verbo abitato da scuole aperte, università distribuite in ogni parte del pianeta, ore laboriose nelle fabbriche, ore dolorose in caduta di disoccupazione: il sapere aiuta, ma non basta.
E poi il sapere delle mani che toccano e plasmano la terra, raccolgono la frutta dagli alberi, tagliano le spighe di grano nei campi invasi dal sole.
... ... ...
"...Salame casalingo con sottaceti, paté di prosciutto in gelatina con insalata russa. E frutta, tè aromatico e chiaretto del Garda freddissimi come bevande.
Cenarono.
I loro discorsi a tavola riguardarono le piccole cose di tutti i giorni, le persone che avevano incontrato ultimamente, gli amici comuni, la stagione musicale in città, i progetti di vacanza di lei, gli impegni di lavoro di lui. Di tanto in tanto, senza rendersene conto, si ritrovarono mano nella mano; ... ... ...
AUTORI VARI
Bellini Anna - Brunelli Sabrina -
Camiletti Letizia - Corsi Erna -
Costa Gianna - D'Amico Alessandra - Franchi Alberto -
Ginocchio Sabrina - Iovino Gianfranco - La Rosa Ketty -
Leviani Greta - Magagna Brunella - Merlo Alverio -
Mezzari Chiara - Pavan Eva Serena - Peretti Paola - Pigozzi Elena - Rebuzzi Alberto - Ronconi Micaela - Seracini Antonio - Sguazzabia Luciana -
Sidari Manuela - Strapparava Giada - Trotti Flavio - Uberti Anna
Era la stagione in cui i colori si smorzano, alcuni addirittura si spengono; era il periodo in cui la casa diventa il mondo e il mondo si fa pensiero. Nel silenzio, il battito del cuore diventa percepibile, a volte persino invadente e assillante. Le anime libere prendono coraggio e parlano dicendo le più difficili verità, quelle che fanno nascere i rimpianti e i rimorsi.
... ... ...
- Non lo farò più...
- Che cosa?
- Voglio studiare...
- Sì?
- Farti contento...
Martino pensava che quelle parole fossero una buona cosa in bocca ad un figlio. Allora tese la mano a prendere quella di Geppe che era tenera e scompariva, nascosta, perché la sua era una mano più grande, di padre, che doveva proteggere e aiutare.
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"... Se io e Vittorio fossimo stati diversi, incapaci di tendere una mano a chi deve essere sostenuto, tu saresti ancora nel carcere minorile a scontare la tua pena; saresti entrato in un circuito da cui si esce malconci, se non morti. Avresti avuto un avvenire angosciante e la tua vita avrebbe conosciuto solo amarezza".
"E' vero, penso sia proprio così, è la realtà dei fatti! Sono sicuro che sarei cresciuto velocemente in altezza, ma avrei scalato i gradini del crimine con altrettanta rapidità. Non c'era un modo per fermarmi"... ... ...
... Da quando riaprendo gli occhi dopo il suo lungo torpore e degenza l'aveva riveduta, gli capitava di pensarla spesso. L'aveva lasciata fanciulla per seguire la Grande Armata e al ritorno le era apparsa sbocciata in una bella e attraente giovane donna. Talvolta si accorgeva che lei lo fissava con quei bellissimi occhi dolcemente e non più da amica. Come sarebbe stato bello poter stringerla tra le braccia, baciarla e sentire aderire al suo corpo quelle curve deliziose.
... ... ...
"... Nella valle di Rur vivevano in un tempo lontano tanti gnomi. Essi - invisibili, miti, umili e lieti - si adoperavano continuamente a creare la gioia degli uomini. Lo facevano di notte, in silenzio. Quando si accorgevano che qualcuno, al tramonto, dopo aver tanto lavorato, si asciugava con il dorso della mano il sudore e respirava a fatica, intervenivano..."
"... - Un momento. Aspetta! Ho visto qualcosa...
James si era calmato un poco e mentre osservava quella strana erba sminuzzata - guardandosi bene dal toccarla però - aveva notato un frammento di carta, poco più grande di un francobollo, portato da chissà dove dal vento. E su quel minuscolo campo bianco qualcosa si muoveva. Non capiva come avesse potuto vedere un puntolino così microscopico. Al confronto il punto sul dorso di una coccinella ne avrebbe potuti contenere almeno venti. ... ... ...
"Ecco perché, un giorno d'estate del 1964 decisi di portare dalle Suore, da Madre Gioconda, la mia fidanzata, (ormai ufficiale) farle conoscere la Suora iperattiva, e poi, la bellezza di tutto l'Istituto. Lei ci accompagnava nelle varie stanze, dove abitò la Baronessa Scoppa, con la stanza da letto, dove un armadio (che ancora c'è) conteneva un carillon che, all'apertura dell'anta, emetteva una delicata melodia. ... ... ...
"...Fui folgorato, non pronunciai, non sopravvissi: quelli erano gli occhi che amavo! restituiti dall'arcobaleno dell'alba sul mondo, e Sarah era bella come un angelo, come il primo alato delle schiere di Dio di tutti; più bella di ogni creatura avessi mai veduto; più bella della più bella donna ritratta; più bella della più bella donna sognata. Non esisteva essere altrettanto amabile in nessuna città, in nessun anfratto della valle, sopra nessuna riva di fiume o in nessun porto di mare; ... ... ...
"...Federica Casasole narra la storia del suo coronavirus come una cronaca di guerra. Il nemico l'ha aggredita con eccezionale asprezza. Questo spiega come il periodo "covidoso" si sia protratto oltre i limiti della normale malattia e sia stato necessario ricorrere alle cure - del resto eccellenti - del Centro medico post Covid dell'Ospedale Gemelli di Roma, diretto dal prof. Landi. Ricorda il giorno dell'aggressione improvvisa, che coincise con quello, per lei importante, del suo "compleanno come avvocato", ... ... ... ...
Del tutto a proprio agio nella sala affollata Gregorio Górriz esordì con un sorriso sfumato di ironia: - A rischio di compromettere il mio buon nome di venditore di incipit voglio introdurre la comunicazione in modo niente affatto sorprendente, confermando il principio che nella famiglia del calzolaio si portano le scarpe rotte. - Lo disse guardando verso il pubblico con naturalezza, per dare l'impressione che la metafora gli fosse spuntata sulle labbra in quel preciso momento ... ... ...
"La pandemia ha messo a nudo i miei difetti e ha sollecitato le mie potenzialità: ho allenato lo sguardo al sorriso cercando nuovi alfabeti per mantenere relazioni. Uno di questi giorni voglio scrivere una lettera d'amore.
E' da Natale che non lo faccio. Le parole seminano futuro e la parola crea contatti e l'ascolto è il luogo del passaggio, del transito tra me e te - te e me".
"La Processionaria era chiamata così perché quando c'erano processioni o funerali era lei in testa al corteo, era lei che dava il passo a tutti, incedeva lenta a testa alta, rallentava davanti alla vetrina della "Botic Scic" o aumentava la velocità se l'incontinenza si faceva sentire. Un giorno quasi fece deragliare il corteo funebre del vecchio Alfredo Sgrisolo svoltando al bar "le Picete" per un'emergenza pipì. ..."
"...Guarda gente che c'è sempre in questa piazza! Piazza San Silvestro, l’ho sempre vista così, affollata e frettolosa. Già, sono gli autobus che chiamano tutta questa gente, ognuno a cercare il suo numero e poi su uno dietro l’altro, qualche volta la calca è così folta che qualche passeggero rimane anche sul predellino aggrappato alle maniglie della porta. Gente, gente, questo animale con mille gambe e cinquecento teste, sempre in movimento, sempre in cerca di qualcosa, e quelle teste che..."
La risposta è l’ombra è un romanzo che coniuga la cronaca, la politica, il pettegolezzo, l’umorismo e il grottesco col dubbio, il sospetto, il dramma, gli affanni, gli interrogativi esistenziali e il cruccio teologico, le ingiustizie e le insidie della Storia, di cui l’uomo, da sempre, è artefice e vittima.
È ambientato soprattutto in un Circolo di Conversazione dove, come si sa, le notizie entrano escono circolano e la maldicenza e il turpiloquio sono endemici e vi ristagnano, cronicizzandosi.
Un ometto di media statura, con due baffetti curati, capelli tagliati all’Umberto, magrolino, dalla parlantina veloce, scattante, possidente astioso e prepotente, viveva ad Avezzano. Lo chiamavano Papitto, piccolo papa, per il suo modo di essere. Durante la seconda guerra mondiale la sua abitazione fu danneggiata da uno dei bombardamenti che martellavano quotidianamente la città. Per il timore concreto di finire sotto le macerie si rifugiò nel paese vicino, in uno stabile vecchio di sua proprietà.
Questo romanzo è ambientato negli anni della seconda guerra mondiale. In esso due storie - una di guerra e una d’amore - si sviluppano intrecciandosi strettamente, finché vengono a trovarsi in rotta di collisione.
Il protagonista è un professore tedesco di filosofia, buon conoscitore dell’Italia, della sua storia e della sua cultura, che narra gli avvenimenti in prima persona, e di fronte all’immane tragedia che sconvolge il mondo cerca di capire, alla luce della logica pura, il perché delle cose, ...
“Quel giorno, alla stazione, c’era tantissima gente a salutarla. C’erano amici e parenti venuti da lontano, e persino tutto il condominio al completo. C’erano anche tante persone estranee perché incuriosite nel vedere tutta quella gente che cercava di salutarla. Uno chiese al vicino: “Ma chi è che parte? Un’attrice, una persona famosa?”. “No, ma che attrice, è una persona normalissima...”. “Si vede allora che era proprio una brava persona... Tutta questa gente...”. Un altro domandò: “Chi sarà il marito, qua in mezzo?”.
"...Fino a quando tua nonna è stata con me, ho vissuto come un funambolo. Mi dondolavo sul filo della speranza, sempre accorto a non cadere. Ma quando la nonna è morta, di una morte così stupida, così ingiusta, ho capito che dovevo espiare le mie colpe da qualche parte, cercare una terra dove esiliare.
Quest’isola mi è arrivata per caso fra le mani. Una foto mi mostrava una buganvillea spettacolare, color magenta, che ricopriva un arco in pietra. Non avevo mai visto una buganvillea dal vivo: qui da noi non resisterebbero un giorno.
...“Ti ho portato i biscotti, mamma”, mi conforta Lorenza nel baciarmi la fronte, e so che insisterà nel dirmi che sono biologici. La ringrazio e oggi mia figlia mi piace, anche se mi ha ricoverata qui con l’approvazione di Carolina e di Giovanni che da sempre aveva affidato alle sorelle ogni responsabilità. Forse Lorenza aveva i suoi problemi, forse non me ne ha parlato per non farmi male. Oggi le voglio più bene dei giorni precedenti e non saprei nemmeno io perché. Ho voglia di perdonare, di capire.
...Ogni viaggio, si sa, è sempre un’avventurosa esperienza, e può essere la piacevole sensazione della scoperta di località al momento ignote, ma immaginate (o sperate) come traguardi e scenari da raggiungere con ansiosa e sollecita curiosità. Ma ci sono viaggi e viaggi. Proseguendo in quel percorso tortuoso e solitario, provavo un senso di profonda inquietudine, l’inquietudine dell’emigrante che la sorte costringe ad affrontare un incerto futuro in terre straniere.
Il paese della montagna e dell’acqua, del bosco, dei frutti e dei fiori, del vento e delle nubi e delle stelle.
Sì, si tratta proprio di un paese così dove si possono godere i doni della Natura con tutti i benefici che essa porta con sé: il clima è tanto delizioso che sembra un balsamo specialmente nella stagione estiva; l’aria fine e profumata della montagna e dei boschi purifica, il verde dei pini che ricoprono le pendici dei monti è un dolce riposo per gli occhi, le acque pacate del lago donano un senso di pace, ...
Il paese della montagna e dell’acqua, del bosco, dei frutti e dei fiori, del vento e delle nubi e delle stelle.
Sì, si tratta proprio di un paese così dove si possono godere i doni della Natura con tutti i benefici che essa porta con sé: il clima è tanto delizioso che sembra un balsamo specialmente nella stagione estiva; l’aria fine e profumata della montagna e dei boschi purifica, il verde dei pini che ricoprono le pendici dei monti è un dolce riposo per gli occhi, le acque pacate del lago donano un senso di pace, ...
Suonava il piano stile stride e quando ci conobbe volle provare con noi alcuni pezzi. Aveva swing, buon tiro e improvvisava rispettando gli accordi. Suo padre, un padre giovane, amava il jazz, da ragazzo aveva suonato per gli americani al circolo dello Special Services, poi i militari tornarono in patria e lui trasferì la sua passione ed esperienza al figlio. Considerando che allora i tempi non erano da noi affatto maturi per quella musica...
"...Il risentimento, il rancore, il vittimismo della mia società mi avevano dato la presunzione che tutto fosse dovuto alla nostra gente e niente essa dovesse dare, o donare agli altri. Ci crediamo un popolo eletto, ma é solo la nostra presunzione a farcelo credere. Se veramente lo fossimo, dovremmo essere un esempio di generosità non di egoismo. Oggi molti ebrei s'interrogano. C'è molta inquietudine nella gioventù. Le sinagoghe non sono frequentate come in passato. La religione si mischia alla politica, l'ortodossìa non paga. ...
... Le balenò nella mente che un'opera d'arte è tale quando non le si deve togliere più niente e che purtroppo il suo lavoro la induceva solo apparentemente a mettere a nudo... in effetti toglieva gli abiti mentali per restituire persone più consapevoli, più ricche, più cariche di significati.
Ora lei stava togliendo il superfluo e lo gettava alle sesse del lago, alla programmazione di una giornata particolare che era iniziata proprio da un tramonto...
“Carusello spazzava le chiese.
Si buscava così qualche pezzo di pane che il sagrestano gli dava per compensarlo dell’aiuto. Ma solo di inverno.
Nella bella stagione egli preferiva aggirarsi per le campagne dove senza eccessivi rischi riusciva a sgraffignare frutta a volontà e qualche uovo e vivere quindi beato come un pascià. Non gli mancava nulla e non sentiva il bisogno di nulla...”.
Maria, mi senti ? Sono qui, ci sono io ora... nessuno ti farà più del male."
La donna sembrava non sentire quelle parole rassicuranti. Poi, improvvisamente, aprì gli occhi.
"Maria, Maria, sono io Giulio... non mi riconosci?"
Gli occhi le si riempirono di lacrime, come un torrente in piena dopo un temporale estivo. Scendevano lungo le guance. Le bagnavano il collo, lambendo il tubo dell'ossigeno. ...
...Ma perché non salire in groppa alle figure roteanti che sembrava stessero lì ad aspettarlo? Compiacenti, ammiccanti, pronte ad obbedire ad ogni suo capriccio!
Ma chi erano? Chi le aveva mandate?
Una quantità di donne silenziose e sorridenti saliva dal profondo della sua memoria. Sembravano felici di rivederlo dopo tanto o poco tempo. Ma lui non le ricordava tutte...
"Sali sulle figure - dicevano - ti porteranno là dove ci sono i tuoi ricordi, i tuoi rammarichi, i tuoi fallimenti, i tuoi rimpianti, i tuoi successi, i tuoi amori...
"...vidi per la prima volta nella mia vita, il mare.
Non riuscivo a staccarmi dall'immensità dello spettacolo offerto ai miei occhi: il blu del mare che sfumava nell'azzurro del cielo, senza confini. L'emozione della vista mi attanagliava lo stomaco, sentivo nell'intimo una gioia inspiegabile, la vivevo come se all'improvviso avessi ritrovato il mio elemento, una realtà che mi mancava, che avevo forse amato e perduto in altre vite. ...".
... Stai passeggiando con lui, mano nella mano, e l'unica luce è quella della luna, ma è giunto il momento di salutarsi... perché non avere un'ora in più? Trascorri dei giorni insieme: un viaggio, delle vacanze, un fine settimana... perché non avere un giorno in più? E con un minuto in più credi che non si possa dire quella parola che fino a quel momento non eri riuscita a dire?...
L'alba della prima repubblica in Francia vide un biennio (1793-1794) noto come "l'epoca del Terrore", dominato da Massimiliano Robespierre detto "l'Incorruttibile" e dai Montagnardi suoi sostenitori.
Il loro grande potere venne insidiato da alcune insurrezioni la maggiore delle quali scoppiò nel nord ovest, in Vandea. Alleati degli insorti furono i Bretoni, popolazione per origine, lingua e costumi allora non francesi.
era bello lo ...“Ero davvero così bella?” chiese la donna del ritratto. Il dipinto rifletteva ora lo sguardo fiammeggiante e altero di una donna sicura di sé e consapevole della propria bellezza, ora l’immagine di una donna fragile, ferita, impaurita. O, anche, i segni di una sofferenza terribile, di un dolore muto. Lo scrittore narra la vicenda umana di una donna ebrea che aveva subìto il “male assoluto” delle leggi razziali, della deportazione. L’amore e l’affetto di un amico, di un’amica, compagna di prigionia, l’avevano guarita, sanato le sue ferite.
Uno dei giochi più gettonati tra le bambine era sicuramente la corda. "Aaa... rancia, pera, limone, fragola e mandarino".
Quel giorno Patriziella, la più piccola del gruppo, decise che era arrivato il momento di giocare con le più grandicelle. Si impose in maniera autoritaria, conscia di saper saltare molto meglio di alcune schiappe del gruppo. Quante volte era rimasta incantata a vedere giocare le sue compagne più grandi, e quante volte aveva sognato il momento che di lì a poco sarebbe arrivato. ...
"...Bea non vuole fare ritorno a casa. Non vuole salire in aereo e lasciare l'Africa dov'è rimasta per un mese intero in una capanna fatta di canne e sterco di mucca e coperta di strame. Piange perché lasciare ha l'amaro sapore di un addio. Si trova benissimo sotto quel cielo equatoriale, la notte pieno di stelle, lampade scintillanti a portata di mano, appese a un soffitto blu scuro. ...
"...Era annoiato e stava vivendo un momento di riflessione, e attorno aveva un mondo insulso e senza idee, e il suo mondo era la televisione. E aveva un assillo, un cruccio, Marco Stagno, di sapere di che malattia sarebbe morto. Poco più che sessantenne, sapendo di andare verso il tramonto della vita, ...
"..Quando il giorno arrivò, la portai in San Martino. Entrammo e subito l'accompagnai verso il transetto, a sinistra. È bellissima, disse, però l'avevo già vista. Guardala lo stesso, osserva i tratti delicati e gentili, osservali attentamente. Sembra che riposi, l'artista è stato bravissimo. È di Jacopo della Quercia, un maestro, però anche lei era bella. Lei chi? Ilaria, Ilaria del Carretto. Pensavo fosse il nome della scultura. No, era una donna vera, la seconda moglie del Signore di Lucca, Paolo Guinigi. Morì giovanissima, di parto, come tua madre..."
"..Ma Tommaso è certo di aver sentito dire che quando venne al mondo ci fu un grande "sconquasso" gestatorio, un grave trauma, dopo di che sua mamma non poté più avere figli. Così, il primo contatto col mondo fu con i lenzuolini della sua culla, morbidi e accoglienti, ma in fondo estranei al grembo dove si era trovato bene, tutto sommato, per nove mesi. Comunque, quello era l'alloggio. Il vitto fu compito della balia, e tutto finì lì. Non ci furono altre occasioni per lui di avere compagnia in casa, tranne quella dei genitori, e nemmeno questa durò molto. ...
“..Eva è sveglia. È affacciata al balcone di legno della sua casetta e ascolta il silenzio della notte. È immersa nella contemplazione delle cose, e il suo contemplare sta per prendere forma di riflessione, quando si accorge che un signore vestito di nero sta ritto in piedi di fronte a lei. Riconosce la fronte accigliata e il sorriso triste del principe Belzebub.
Adamo si è portato accanto a lei. Dopo essersi inchinato dinanzi alla donna, il principe Belzebub si rivolge direttamente a lui: ...
“...Ti senti pronto Raymond?”
“Con il tuo consiglio e la tua benedizione sì, Eligio”
“Il mio consiglio durerà ancora per poco. La mia benedizione invece l’avrai per sempre.”
Seguì un momento carico di silenzio.
“Toccherà a te far rinverdire l’alloro” continuò il Maestro.
“Non è detto. Seguirò il destino che è stato deciso per me.”
“Non c’è solo il destino,” lo rimbrottò con affetto Eligio “non sottovalutare il libero arbitrio.” ...
...Cara Selene,
solo una piccola mano pulita forse un domani alzerà il velo azzurro del primo fiore di primavera e la vita rifiorirà come nel bosco dei sogni di verità… attendimi Selene dove sai tu, non ti deluderò… Il tredici di agosto brillerà la Luna piena d’agosto… io ci sarò… abbi fiducia.
Il tredici di agosto avverrà il miracolo…
Rilessi.
…una piccola mano pulita…
Mi trovavo da zia Silvana ormai da dieci giorni, avendo rinunciato al proposito di ritornarmene a casa a patire la fame. I tempi in cui torme di diseredati si univano ad eserciti di pellegrini in marcia verso la Terra Santa erano passati e a me non rimaneva che accettare la fatale ed "umile" accoglienza della zia risoluta nell'affermare la regola cardine che sosteneva l'intero statuto del suo esiguo nucleo familiare: Risparmia, risparmia e lavora! Il che significava niente uscite serali, niente baldorie, niente happy hours, niente palestre, niente acquisti inutili ...
…“Questo scritto è una memoria di memorie: un insieme di ricordi, racconti, brevi e lunghi, eventi e aneddoti, che riguardano la famiglia di mio padre e quella di mia madre, che ho appreso, sin dall’infanzia, in modo rapsodico dalla voce di genitori, nonni, zii e prozii, memorie che sono rimaste fino ad ora dentro di me, sopite ma non obliate, prima di essere rievocate. ...
... Venne un giorno che il padrone ci convocò tutti e ci disse: Sono dispiaciuto ma vi debbo dire che questa è l’ultima quindicina che lavorate da me, chiudo. Vado via con la famiglia, perché come saprete gli eventi bellici incalzano, non posso più restare. Non c’è più lavoro, ci sono i bombardamenti e tutto è bloccato. Il fronte si avvicina. Siamo in stato di emergenza.
La parola “emergenza” in quei giorni era ricorrente tra la gente. ...
…“Bambini, ricordate cosa ha chiesto la volpe al piccolo principe?”
Simona alza la mano e insieme dice “Gli chiede di addomesticarla, ma il piccolo principe non conosce il significato di quella parola e così la volpe gliela spiega”.
Fabrizio conclude a voce bassa: “Addomesticare vuol dire creare dei legami”.
Sì è proprio così, la ricordate tutti la storia? Sìììì, dicono in coro, per forza, ce ne parli sempre....
… “Mi ami?”, chiese poi, guardandomi negli occhi.
“Certo che ti amo”, risposi, prima di sentirmi la gola piena di saliva.
“Quanto mi ami? Mi ami anche così?”. Sorrise ancora.
“Ti amo. Come il primo giorno. Come prima della nascita del sole. Come alla nostra prima alba. Come prima di sapere che esistevi. Come nel primo pensiero di Dio. Come se Dio non esistesse. Come se Dio fosse il nostro Amore. Ti amo come c’è scritto nel mio sangue e come dice ogni battito del mio cuore. ....
Giovanni nacque in una notte di giugno del 1815. E non fu una notte qualunque.
A Verona la famiglia Vincenti e gli amici vegliavano, attendendo che Apollonia mettesse al mondo il suo ultimo figlio. Altrove ben più noti Personaggi della Storia vegliavano, presi da questioni ugualmente cruciali.
A Vienna entro poche ore si sarebbe concluso l’importantissimo Congresso in cui si era tracciato il futuro del vecchio continente...
.. Mary Moss si era esibita a lungo al Mokambo in quell’estate ’92, locale notturno di una certa pretesa e ubicato sulla sommità del monte che sovrasta il paese di Pian di Conca. Night club che ospitava, tra gli altri, clienti con buona disponibilità economica e che restava aperto annualmente. Anche se l’affluenza maggiore avveniva nei mesi estivi. ...
... È consapevole del fatto che negli ultimi tempi mi sono allontanata, ma si rifiuta di prendere in considerazione una nostra separazione, crede ancora che ci sia un futuro per noi due. Tutto rientra nel gioco degli alti e bassi. Questo, per lui, è semplicemente uno dei nostri momenti no. Giura di essere cambiato, di non giocare più con accanimento, di non essersi più messo in situazioni imbarazzanti, di non avermi più coinvolta chiedendomi denaro… ecc., ecc., ..
...Leggo molto e mi interrogo sull’oggi della scrittura, quali effetti produca, a quali meriti un’opera debba la sua presenza nelle classifiche, a motivazioni e significati espressi, e altro. Leggo molto, da bene informata, se posso; ma quale sincerità di informazione ci raggiunge? Nella gran confusione di produzione, mi conforta veder riconquistare spazio temi ed esigenze che parevano emarginati, e sono quelli a me cari, alla mia necessità di esprimere memorie ed affetti. ...
La sera del venti luglio milleseicentonovantanove il trentenne poeta Alberto Rabassi, della nobile e decaduta famiglia dei conti d’Oltrepiano, uscì dalla sua casa, un abbaino nascosto fra i tetti di Roma, per raggiungere la celebre Piazza ora detta di Spagna. Il poeta, in merito alla cui opera il Gran Cenacolo d’Arcadia si sarebbe, proprio quella sera, ufficialmente espresso, aveva un aspetto fragile e denutrito. Chi più chi meno, fra i suoi nobilastri coetanei, s’era trovato un’onorata occupazione presso la Curia pontificia, ben profittando ...
...L’estate sembra non finire mai. Siamo ai primi di ottobre e il sole picchia come fossimo in pieno agosto. Buon per i vignaioli che avranno un raccolto sicuramente meno abbondante ma di qualità superiore. Ma non per lui, Bruno Carcade, commissario capo di polizia in forza alla questura di Lucca, costretto a starsene chiuso in casa in preda a un attacco virulento di dissenteria che si era procurato laggiù, in Nord Africa, nonostante tutte le precauzioni nel mangiare e nel bere. ...
… – Quando farò il progettista, diceva Andrea il disegnatore, mi farò una casa grande e bella, con tante poltrone e divani e una libreria alta, tanto alta che per prendere i libri bisogna usare la scala, con due bagni e una vasca grande quanto il mare Jonio.
– Prima o poi me la daranno una casa popolare, diceva Francesco, il carpentiere. Sì, prima o poi me la daranno. Fra un mese si libera la stanza di sopra e faccio venire mia moglie e i miei figli e poi voglio vedere se mi lasciano vivere qui! ...
... Per la prima volta avevo letto un romanzo d’amore. Probabilmente era appartenuto a zia Ester e poi da lei gelosamente riposto nella cassapanca assieme ai suoi sogni.
Ero vagamente turbato dalla storia che non raccontava di avventure né di eroismi epici, ma di un sentimento misterioso che fa gioire ma soprattutto soffrire, che sa superare ostacoli e dolori e alla fine trionfa essendo la sola cosa che più conta e fa muovere la vita.
È la storia di don Giuseppe Tosi, raccontato da un nipote, che fu l’indomito protagonista dello sviluppo del Collegio di Don Nicola Mazza.
Oltre aver fondato il Collegio Universitario di Padova, dove erano ospitati giovani di forte ingegno ma con scarsi mezzi finanziari, apportò molte migliorie al Collegio di Via San Carlo a Verona e fondò varie residenze per gli studenti, fra le quali una a Bressanone, dove passavano i loro soggiorni estivi i fratelli Ratzinger, alti prelati della Germania (uno dei due è il Papa Benedetto XVI). ...
Se siete persone non ancora del tutto inquadrate, questa è la vostra guida.
Trenta storie, ambientate in altrettante città del mondo.
Volando da Verona a New York, da Shanghai a Londra, da Roma a Ibiza, da Barcellona a Miami, da Palermo a Las Vegas, e spaziando tra stili e generi, Alberto Fezzi compone un quadro ironico, dissacrante, cupo, grottesco, romantico e disperato delle nostre vite e del mondo in cui viviamo.
...Era un pomeriggio ancora assolato, caldo, e le vetture del treno diretto a Milano sostavano sul binario otto, nell’attesa di essere imbarcate sul ferry boat, la nave traghetto che le avrebbe portate sul continente. Il giovane trovata la carrozza cuccette, dove aveva una prenotazione, aveva conosciuto i suoi cinque compagni di viaggio... C’era una ragazza di sedici anni, dal viso allungato, lo sguardo dolce, i capelli lunghi e neri...
Non accendo nemmeno la luce e mi infilo nel letto, cercando di non fare rumore. Ma Manuela non dorme, perché la sento muoversi e, dopo qualche istante, aderire con tutta se stessa contro la mia schiena, una gamba tra le mie, i seni sulle mie sca-pole e una guancia incollata alla mia.
- È molto bello! - dice dopo un po’.
- Ti credo sulla parola - rispondo.
- Io mi riferivo al libro - aggiunge lei.
- Anch’io.
- Spiritosone! - esclama.
E quasi mi stacca un orecchio con un morso...
Lo vidi andare via maestoso e sicuro, senza voltarsi, arrotolato nell'addio.
Un Orfeo ligio al patto con gli dei.
Io, negli inferi, l'ho aspettato e lo aspetto ad ogni stagione, calando insieme ai tramonti, inseguendo le nubi, dissolvendomi nel buio del silenzio.
Lui resta il dolce ricordo dell'alba.
Quando mi strinse le mani, sentii che quella era la stretta che attendevo, tenera e sicura.
Pochi mesi dopo sarei stata perseguitata dal desiderio morboso di sapere se da quella volta era rimasto anche in lui il marchio del nostro primo incontro.
Si può sempre sperare di arrivare lontano nella propria vita, di raggiungere traguardi impensabili a prescindere dall'età. Ma lo scorrere del tempo inesorabile lascia spesso poco spazio all'illusione, specialmente quando ti accorgi di non essere arrivato da nessuna parte nell'arco dei tuoi molti anni. Così cerchi di aggrapparti ad ogni appiglio che la quotidianità ti mette a disposizione, per andare avanti tra gli acciacchi e momenti di euforia di breve durata. Nonostante che niente ti sembri risolutivo del problema....
Era quasi la fine di giugno.
A quell'ora del mattino in cui il sole comparendo all'orizzonte sembra un lecca lecca che si alza lento per essere succhiato, con quel suo colore rosso arancio e il contorno pulito e nitido senza l'alone che nei mesi più caldi lo sfoca.
A quell'ora di fine giugno c'era un'aria frizzantina che veniva dal mare e ne esaltava gli odori.
La vista della città muove da un improvviso ricovero che suggerisce l'abbandono del colle, gli alti canti dei frati in preghiera, i loro sguardi accorati e furtivi.
A valle le maglie si stringono, ma è con l'entrata in città che tutto si ferma nel puzzo. C'è chi nell'attesa strombazza, chi s'immagina impossibili pertugi per avanzare di un metro, chi ne approfitta per perdersi.
Spento il motore e sceso di macchina, inspiro profondamente.
...“Papà, perché ti tormenti? Io sono serena, paziente…
“Per me è difficile…
“Ricorda Giobbe…
“Giobbe era Giobbe…
“Quante ne ha passate! Eppure non peccò e non disse nulla di stolto contro Dio. Rassegnato diceva: - il Signore ha dato, il Signore ha tolto: sia benedetto il nome del Signore… - E io con lui… O è forse la mia presenza? Sarebbe meglio per te non vedermi, la mia presenza ti fa male. Voglio tornare alla Casa della Speranza...
...Laura mi passava a prendere alle sette. La prima volta che uscivo di nuovo la sera dopo il giorno della sparatoria. Ormai era passata quasi una settimana e l’attentatore non s’era più fatto vivo, anche perché la ricerca, su indicazione della polizia, era stata saggiamente sospesa a tempo indeterminato.
Mentre aprivo il portone guardai in giro con circospezione. Solo una coppietta e il signor De Carlo che portava a spasso il cane. ...
È trascorso mezzo secolo da quando, ragazzetto poco più che undicenne, Donato ritornò con i suoi a Roma. Mezzo secolo tondo, dopo esserne partiti otto anni prima, ‘sfollati’ a motivo della guerra, andandosi a stabilire nel paese di origine e di nascita di suo padre.
Così ieri - dopo aver sostato un poco presso la tomba paterna, per una rapida visita - egli andava considerando quei lontani eventi e tutto il tempo trascorso nel suo paese d’adozione.
Fede, Giò, Frank e Giorgione sono quattro amici, e questa è la loro storia: il periodo del liceo, con tutti gli aneddoti e i fatti indimenticabili che caratterizzano quel momento, e poi le scelte e le strade che ciascuno ha preso una volta finita la scuola.
Dopo il grande successo di "Sognando un Negroni" e "Io ballo da solo (però mi guardo intorno)", Alberto Fezzi torna con uno spaccato della vita e dei pensieri della generazione degli attuali trentenni ...
Lena si divincolò scalciando nell’aria. Non voleva, non voleva assolutamente.
Cercò di urlare con quanto più fiato aveva ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
In un ultimo disperato tentativo si aggrappò con tutte le sue forze all’oggetto che la teneva prigioniera sperando di poterlo in qualche modo spezzare, ma fu inutile, la plastica resisteva.
Si calmò per qualche istante per permettersi di ragionare perché, si disse, solo ragionando avrebbe potuto trovare una qualche via di uscita.
Milanset – la società del Premier –, Juweb – la squadra degli arbitri – e appunto Sfinter avevano convinto anche le due formazioni della capitale Laziocrack – che era risorta più volte dalle sue ceneri – e Romosca – che dopo 25 anni di trattative era stata finalmente ceduta ai petrolieri russi – a varare una lega a parte. Così, incontrandosi 86 volte tra di loro, le cinque sorelle si erano garantite un miliardo di svanziche di diritti televisivi a testa e si erano tolte dalle scatole le altre società che perlomeno adesso potevano contare su arbitraggi equi.
… Così le giovinette poterono finalmente attingere acqua alla fontana che sui bordi presentava lastre di ghiaccio, mentre nel mezzo l’acqua zampillava limpida e gelida da una canna di ferro ricurva. Le ragazze, una per volta, tennero i secchi di rame lucido sotto il getto d’acqua, immergendoli e facendoli galleggiare nella vasca. Quando i secchi furono pieni, li tirarono su con forza oltre il bordo della fontana e se ne andarono piegate dalla parte dove li tenevano, lucidi e gocciolanti. I fratelli Bondi. ...
Grande figlia che stai dilatandoti e sconfinando… in madre.
Racchiuse in un carillon tutte le nostre esperienze “cave”: ricevere, ma soprattutto com-prendere, contenere… con le modalità dell’accoglienza e dell’apertura, che si perfezionano nel rapporto con il sesso dell’uomo e con quell’identità altra che portiamo dentro e che nella maturità della maternità si staccherà da noi. Stiamo passando la (una) femminilità di madre in figlia e chissà cosa ancora.
Maria D. (aveva un cognome impossibile, ne ricordo solo l'iniziale) mi venne assegnata come guida e interprete, dovendo lavorare con un regista che non parlava bene l'italiano. Al primo incontro all'aeroporto di Budapest, ne lodai la bellezza, e il sorriso, che s'apriva quando atteggiava il viso in certo modo e assumeva l'espressione d'un fanciullo. E gli occhi le lodai, cilestri e chiari come le onde del Balaton. Montammo sulla macchina che ci attendeva all'uscita e in poco tempo arrivammo agli stabilimenti della Mafilm.
Mio Gabriele,
non so come cominciare, né da dove. Ho riflettuto tanto, intensamente. Le idee si accavallavano, dovevo trovare il modo di comunicarti un concetto compiuto... Finalmente credo di sapere come poterti in parte rendere partecipe della forma e della sostanza dei miei pensieri.
So che stai attraversando lo stadio più importante della tua crescita, io ti sto aspettando, il tuo viaggio non ci separerà, anzi saremo legati in un’avventura che non avrà mai fine. ...
Quando iniziai a scrivere la storia attorno agli avvenimenti tragici dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, parimenti a quando la Newton Compton Editori la pubblicò nell’Aprile del 1989, nell’immaginario collettivo degli italiani persistevano unicamente gli eccidi di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Niente da eccepire su questo, anche se mi parve alquanto strano che non vi fossero stati accenni su scala nazionale per il massacro degli inermi di Sant’Anna: 560 vittime, il 12 Agosto 1944 ...
Stato di New York anno 1759
Joan correva agile e a perdifiato scendendo il ripido pendio del folto bosco mentre il sole volgeva al tramonto. Il fiume non doveva essere lontano perché percepiva il mormorio delle acque; avrebbe fatto in tempo ad attraversarlo essendo una discreta nuotatrice?
Correva da parecchi minuti come una cerbiatta inseguita dai cacciatori, ed i suoi erano Abenaki sul sentiero di guerra: li udiva ormai vicini. Sentiva il calpestio dei loro piedi calzati di mocassini schiacciare le foglie secche nella corsa affannosa.
A scuola, quando si iniziava a parlare de I promessi sposi di Manzoni, succedevano irrimediabilmente le seguenti due cose:
1) Qualcuno fra gli alunni esprimeva la propria gioia nell’affrontare il famoso testo manzoniano dicendo, nemmeno tanto piano ed anzi ad un tono ben sostenuto: “Ma che balle!”.
2) La professoressa partiva in tromba esaltando la geniale trovata del Manzoni di ...
Appena l’alba. Un primo fascio di raggi saliva timido ed incerto dietro la linea scura dello spartiacque alpino, quando Giuseppa, domestica ad ore, richiuse la porta di casa per dare inizio alla sua faticosa giornata. Il paese era ancora deserto. Non è che di un paese molto vivo si tratti, tuttavia. C’è una strada che vi sale e ridiscende, a piccoli tornanti, verso la provinciale diritta e lontana, traversandolo tutto, dalle case ristrette ai suoi bordi alla piazzetta, alla chiesa dal campanile enorme, le cui campane assordano la valle da secoli.
In campagna a Parma ricordo ancora che il nonno materno Riccardo aveva una Balilla Fiat e che una volta mi portò a Vigatto, nel podere dei Fontanini (ove sono nato), ad assistere alla uccisione di un maiale ed alla lavorazione dei salumi. Esperienza unica ed indimenticabile! Anche mia mamma aveva preso la patente e guidava l’automobile degli zii.
In città, nella casa di via 22 Luglio si andava per Natale. Vedo ancora la figura del nonno Riccardo mentre caricava l’orologio a pendolo che ho ora nel mio studio.
“Tu, cosa vorresti diventare?”
Il bambino abbassò lo sguardo, s’infilò le mani in tasca e rispose: “Vorrei diventare felice”.
Nonostante avesse parlato a bassa voce, sembrò che tutti gli invitati a quella festa l’avessero sentito rispondere e si avvicinarono e formarono un cerchio e i loro corpi si piegarono in avanti, mentre con gli occhi lo indagavano incuriositi e c’era chi sorrideva e chi aspettava a bocca aperta di sentire ancora qualcosa.
L’uomo grasso e sudato si guardò in giro compiaciuto: “Intendevo dire cosa vorresti fare quando sarai adulto...”
“E poi facevate dei giretti in macchina qui intorno, chessò: un salto al mare, una gita a Bologna... Insomma: come usavate la macchina?”
“No, no, nessun giretto, nessuna gita: noi usavamo la macchina solo per andare in campagna a comprare cose da mangiare. Solo per quello.”
“La macchina quindi la usavate voi due, voi e vostra sorella...?”
“Anche mio fratello, usava la macchina, in fondo poi era sua!”
Del resto per una storia che non era mai cominciata s'erano detti addio fin troppe volte.
Cecilia guardò il calendario sopra l'enorme scrivania dove l'avevano sistemata, in una stanza che appena la conteneva. Settembre 1983.
Dieci giorni che era tornata. Si allontanò dal telefono, guardò verso la finestra. Quando sentì lo squillo sobbalzò, anche se poteva essere chiunque.
Era una serataccia quella del 26 gennaio 1970: una fitta nebbia calò sulla regione sin dal primo pomeriggio, mentre il freddo, man mano che passavano le ore, diventava sempre più intenso, sino a congelare le minuscole goccioline che cadevano imbiancando il suolo, i rami delle piante e ogni altra cosa esposta all’esterno.
Era così e così piaceva a chi lo conosceva e lo stimava per le belle qualità di mente e di cuore. Annamaria, nel rivivere le memorie del suo cammino aveva ben compreso che si può continuare ad essere dono anche per chi non c’è più, che si possono ancora riempire di affetti certi “buchi” causati da fretta, incomprensioni del momento, vicende pronte a scompigliare tutto. Non si ha mai finito di dare e di mettere le cose al giusto posto. Una vita “altra”?
Ripenso alla mia attuale condizione: persino la morte non è riuscita a distruggermi. Sono solo stato privato del mio corpo. Per il resto esisto ancora. La mia vita affascina e incanta ancora oggi. Non morirò mai. Ora sono spirito, tutti gli orizzonti e le dimensioni mi appartengono. Volo anche nella musica.
Mio padre era preoccupato per la mia mancanza del senso del limite. E aveva ragione. Il destino di Alessandro è di non avere limiti e di essere immortale.
“Vieni, dai! Forza, altrimenti facciamo tardi e magari ci chiudono fuori!”.
Luca lo sapeva quanto Anna ci tenesse a quella serata, ad arrivare in orario e soprattutto ad essere al meglio di se stessa; il suo trucco si poteva definire impeccabile, grazie anche all’aiuto di quei cento euro spesi poco prima dall’estetista, ed Anna ora era veramente splendida.
Anche il resto della notte non passò del tutto tranquillo perché i bambini sentirono più d’una volta ululare i lupi in lontananza.
Stretti l’uno sull’altro nel loro grande letto i piccoli tremavano. Moira pensò a Pierino, bastardino crème caramel, con una macchia bianca in fronte, a come gli sarebbe piaciuto diventare un lupo o almeno unirsi a loro. Già, Pierino, chissà come se la cavava adesso senza di lei, senza Moira.
Appollaiati, pesanti eppure lievi, i dorsi ingroppati come animali venuti da un altro mondo, nordico, irreale, gli aironi stavano facendo fiorire l'albero di sé.
Mario si sentì tremare, era il sogno che tornava dall'infanzia, l'aveva aspettato tante volte senza che mai si realizzasse. Più volte si era fermato a lungo a scrutare e uno, due uccelli li aveva anche visti, ma mai da colmare l'albero.
Le figu.
Le figu erano le figurine con le foto dei calciatori...
Si giocava in due o più contro il muro delle case...
Chi arrivava più vicino al muro aveva la possibilità di lanciare in aria le figu, chiamando “rossi” o “bianchi”.
Le figu che cadevano a terra con la foto in vista erano “rossi”, quelle che cadevano col retro a vista erano “bianchi”.
Chi chiamava si portava via le figu del colore che aveva chiamato...
Un campeggio il più delle volte non lascia ricordi, perché non c’è stato il tempo per costruirli, ma quello di Sesana, una terra che oggi non è più italiana, non l’ho mai più dimenticato, quando eravamo tutti insieme a costruire le tende con le nostre mani ed avevamo la stessa età, vent’anni ciascuno.
In principio Dio suonò il mondo. Prima il silenzio stendeva se stesso nell’immobilità assoluta. Nessuna vibrazione interveniva a mutare alcunché. Nulla esisteva da mutare. Allora Dio emanò un pensiero che riconobbe come suono, lo modificò in modulazioni infinitesime, lo plasmò, lo articolò, lo espresse in forma ripetibile ma cangiante nei dettagli.Riconobbe quei dettagli come intenzioni, le combinò tra loro, le articolò in movimenti progressivi e le separò l’una dall’altra. Le riconobbe come motivi. Ne promulgò un respiro individuabile e periodico e lo riconobbe come ritmo.
T’avvolga il sonno e chiuda la lenta disperazione che t’arse, conducendoti cruda allo scoppio di ragione.
Ma chi ti proibirà d’alzarti leggero, se nessuno se n’accorge e d’entrare nelle nostre case?
Per le strade del triste mondo, allora, ti riconosceremo, in qualche spaesato ragazzo che cerca abbandono o nella voce, improvvisa, che cela sempre sé a se stessa o, chissà, in quel passo schivo che l’ansia disvela.
Appollaiati, pesanti eppure lievi, i dorsi ingroppati come animali venuti da un altro mondo, nordico, irreale, gli aironi stavano facendo fiorire l'albero di sé.
Mario si sentì tremare, era il sogno che tornava dall'infanzia, l'aveva aspettato tante volte senza che mai si realizzasse. Più volte si era fermato a lungo a scrutare e uno, due uccelli li aveva anche visti, ma mai da colmare l'albero.
Ora gli sembrava un miraggio e guardava piano per timore che scomparisse, stando attento anche a non respirare perché gli uccelli non si alzassero.
Un campeggio il più delle volte non lascia ricordi, perché non c’è stato il tempo per costruirli, ma quello di Sesana, una terra che oggi non è più italiana, non l’ho mai più dimenticato, quando eravamo tutti insieme a costruire le tende con le nostre mani ed avevamo la stessa età, vent’anni ciascuno.
Si incontra una varia umanità nelle
pagine del libro.
Tra gli altri , e nell'ordine di entrata: un cittadino tedesco fortemente visionario, un tassista e la sua misteriosa passeggera, un martire di nome Giacomo, un killer cieco e un commissario svogliato, Laurel e Hardy in persona, il grande entomologo Jean-Henri Fabre, due efficenti traslocatori francesi, un illustre scienziato d'oltrecortina, l'autarca rumeno Ceausescu, una prodigiosa divinità ubiqua, Jahannes Keplero e Tycho Brahe colleghi della contemplazione dei cieli, il documentarista olandese Joris Ivens.
Si diede una spinta e balzò giù dal balcone, atterrando sull'erba. Certo che nessuno lo avesse sentito, si alzò e corse via dal giardino dei Capuleti, andando ad appiattirsi silenziosamente contro il muro appena di fuori, nascondendosi poi nell'ombra con un sorriso. Si voltò e guardò in su, il cuore che batteva forte aveva improvvisamente, di nuovo, stretto la lama con entrambe le mani.
Un cerchio perfetto all'estremità della luce.
Sono piccolissimo adesso, dentro una fialetta da fialeri. Siamo in due, io un bel maschiotto e lei.
Siamo condotti in una caverna che sembra un teatro.
La luce stroboscopica azzurrina denti, calzini, indumenti chiari. Io continuo a raccontarle storie, mentre l'accarezzo.
Come di solito lei mi lascia fare e ascolta.
E domanda. Per conoscerle, le storie, acconsente a farsi spogliare.
C'erano anche delle sculture in pietra e in ferro battuto che guardai con cura, ma nessuna di esse mi colpì particolarmente, e fu lo stesso anche per i dipinti. Quando avevo ormai terminato la mia carrellata quel signore mi invitò a sedere in una poltroncina di un salottino alla moda, posto in un angolo della stessa galleria. Allora mi balenò in mente di chiedergli se sapesse del poeta che cercavo, ma anche lui non ne sapeva niente, però sapeva di una famiglia con lo stesso nome che commerciava in caffè, ma che da questa famiglia non era mai uscito un poeta.
Mi arriva pure, in questa singolare attesa, in certe ore della giornata, di là, dalla sala, il suono del pianoforte.
E’ la figlia. Che entro quest’anno lascerà in conservatorio; esegue pezzi per il diploma.
Così mi ascolto pure il Preludio e fuga n. 1 in do maggiore di J.S. Bach, la Sonata n. 27 in mi minore di L.V. Beethoven ed ancora i Notturni in sol minore, in mib maggiore di Chopin e Concerto per pianoforte ed orchestra in la maggiore di W.A. Mozart.